Il Coaching nasce negli Stati Uniti alla fine del secolo scorso come metodologia per sviluppare e incrementare soprattutto la prestazione sportiva, portando l’attenzione non solo sugli aspetti tecnici, ma anche su quelli psico-emotivi, al fine di ottenere maggiore sicurezza e capacità di raggiungere gli obiettivi personali e di team.
Il principale esponente in questo ambito è sicuramente il californiano W. Timothy Gallwey, allenatore della squadra di tennis dell’Università di Harvard, che, per primo (anni ’70), indicò la strada da seguire per l’applicazione dei nuovi princìpi di allenamento: famosa è la sua definizione del “gioco interiore“, quella battaglia che si realizza nella mente dell’atleta, indipendentemente da ciò che accade fuori.
Oltre a lui, anche Sir John Henry Douglas Whitmore, ex pilota automobilistico, contribuì in maniera significativa allo sviluppo e alla diffusione del metodo (anni ’90), dedicandosi prima allo studio della Psicologia transpersonale e applicandolo successivamente anche a settori diversi da quello sportivo: è suo il modello GROW (Goals, Reality, Options, Will), utile a definire al meglio gli obiettivi.
TIPOLOGIE DI COACHING
Grazie a queste intuizioni, il coaching inizia ad essere utilizzato in diversi campi (affari, benessere, educazione, etc) e, nel tempo, viene declinato in differenti tipologie e prassi, unendo i fondamenti indicati dai due padri fondatori con elementi di psicologia, comunicazione e filosofia.
Si diffonde principalmente in ambito aziendale con progetti dedicati a Manager o Responsabili Marketing, ma anche nel campo della formazione e, più genericamente, nella crescita personale.
Per questo sono poi nate le “specializzazioni” in business coaching, wellness coaching, life coaching, relationship coaching e i diversi approcci (PNL, sistemico, evolutivo, …). Tra le varie proposte, il Coaching Umanistico, in particolare, si basa sulle indicazioni degli antichi filosofi e sui principi della Psicologia Positiva dando vita ad un metodo di sviluppo del potenziale umano.